Ue all'attacco sui prezzi dei cd
Finita con un patteggiamento un'analoga inchiesta negli Stati Uniti
(DAL NOSTRO INVIATO)
BRUXELLES Di solito si presentano a Bruxelles nel ruolo di grandi
accusatori, per invocare un inasprimento della proposta di direttiva sul
copyright e sanzionì a chi fa scaricare gratis musica dal web. Ma
questa volta sono loro, i cinque Big delle edizioni musicali - Emi, Time-Warner
(Wea), Sony, Bertelsmann (Bmg) e Universal -, a ritrovarsi sul banco degli
accusati, chiamati a dissipare il sospetto di aver creato, un cartello
per vendere i compact disc a un prezzo più alto. E, forse, i due
fatti non sono del tutto slegati, dal momento che la pressione esercitata
da pirateria e riproduzione selvaggia sul Web sui produttori legali, potrebbe
aver stimolato la tentazione di intese sui prezzi.
Fatto sta che, sull'onda di un'inchiesta americana, il commissario
europeo alla Concorrenza, Mario Monti, ha deciso di aprire un'inchiesta
sul mercato della distribuzione musicale in Europa. «Posso confermare
- ha díchìarato ieri Amelia Torres, portavoce di Monti che
c'è un'indagine sui legami verticali tra le cinque grandi aziende
produttrici di dischi e i rivenditori. Al momento non si tratta di un'inchiesta
formale, ma la Commissione sta raccogliendo dati, fatti e testimonianze
per accertare se c'è stato un accordo per mantenere il prezzo dei
cd a un livello alto». Una serie di lettere con richieste di informazioni
sono partite dall'Antitrust europeo all'indirizzo dei cinque grandi produttori
di musica, ma anche di cinque distributori su Internet e di tredici sul
mercato tradizionale. «In questo stadio ha precisato la Torres -
non c'è alcuna prova che le società siano colpevoli di pratiche
anticompetitive in Europa».
Esistono però signíflcativi precedenti. Negli Stati Uniti,
un'analoga inchiesta della Federal Trade Cominission, condotta nel maggio
scorso, aveva obbligato le cinque Major della musica a patteggiare una
transazione. In quel caso le autorità americane avevano accusato
le imprese di aver venduto i cd sovrapprezzo negli ultimi cinque anni,
scaricando sui consumatori americani un costo addizionale stimato in 480
milioni di dollari a partire dal '97. E va anche ricordato che un'inchiesta
su un cd ' di Britney Spears ha indicato come negli Usa il prezzo si aggiri
attorno ai 17 euro rispetto agli oltre 19 in media in Europa, con un picco
in Italia di oltre 22 euro.
Inoltre, nell'ottobre '97 l'Antritiust italiano, allora guidato da
Giuliano Amato, aveva già imposto più o meno alle stesse
multinazionali del cd (c'era allora la Polygram, ma non Universal che con
essa si fuse) una maxi-multa, collettiva di 7,7 miliardi di lire sulla
base di un'accusa simile: aver falsato la concorrenza tramite una sorta
di cartello sui prezzi. Se Pratiche antiì-concorrenziali venissero
provate anche a livello europeo le cinque aziende rischierebbero una multa
che potrebbe arrivare fino al 10% del fatturato annuo, massimale che però
nella realtà non é mai stato toccato. Monti ha già
avuto modo di evidenziare la situazione di virtuale oligopoilio sul mercato
musicale mondiale, esaminando l'anno scorso la fusione tra Erni e Wea di
Time Warner, poi abbandonata. E anche una eventuale alleanza Emi-Bertelsmann,
di cui ora si parla, sarebbe destinata a un esame molto attento a Bruxelles.
ENRICO BRIVIO