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Pubblicato in " Libero " del 27 Gennaio 2001
.......e quello di casa nostra
Ma una vicenda simile si veriticò nel 1996 anche in ltalia.
A farne le spese, con' la medesima accusa di aver creato un cartello per
alzare e mantenere alti i prezzi dei cd, furono anche in quel caso le chique
grandì, ovvero le loro filiali italiane. Anche in quel caso l'Antitrust
stabilì che «le scelte adottate dalle major hanno prodotto
un significativo allontanamento delle condizioni di prezzo da quelle che
si sarebbero normalmente registrate in un mercato concorrenziale».
Un'accusa chiara, basata su dati di fatto che l'Antitrust enumera nella
sentenza del 1997 : «L'uniformitá dei prezzi di vendita contrasta
nettamente con l'elevata differenziazione delle condizioni di costo esistenti
per i singoli fonogrammi, come ampiamente documentato dalle stesse case;
la preponderanza delle spese fisse nella struttura dei costi delle case
dscografiche potrebbe favovire l'adozione di politiche di prezzo più
aggressive o più frequentí forme dì discriminazione
temporale del prezzo; l'esistenza di una pirateria di
dimensioni inusitate rispetto agli altri Paesi europei è
dovuta al concorrere di più fattori, tra i quali il prezzo ... ».
I cinque giganti furono costretti a pagare multe salate sulla carta
ma certamente di poco conto rispetto agli eventuali guadagni derivanti
dalla politica «di cartello». La penale più alta
fu quella ai danni della Bmg Ricordi: 2 miliardi e 100 milioni. Ora la
battaglia si sposta a Bruxelles.