In molti mi hanno chiesto se ho visto in TV
la puntata di Reporter : dedicata alla SIAE. No, non l’ho vista. Un amico l’ha anche videoregistrata, ho la cassetta ma non credo che la guardero’. Il motivo e’ presto detto: ho a che fare con Loro da molto, molto tempo. Buona parte delle notizie incredibili e vergognose illustrate nel corso della trasmissione io le conoscevo gia’, poiche’ sono ormai molti anni che, per diletto e passione, sto davanti, sopra e dietro ai palcoscenici. Le altre non le voglio nemmeno sentire, soprattutto dalla voce boriosa di un associato a una loggia nata sotto i migliori auspici del Fascio e della Corona: “Vittorio Emanuele III Per grazia di Dio e per volontà della nazione Re d’Italia e di Albania Imperatore d’Etiopia Il senato e la camera dei fasci e delle corporazioni a mezzo delle loro commissioni legislative, hanno approvato; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue...’’, http://www.giustizia.it/cassazione/leggi/l633_41.html (fonte E. Somma).
Non voglio sapere oltre, perche’ vedo rosso e ripenso a quando imbracciavo il basso come un mitra perche’ credevo, come tanti, nel diritto di poter suonare la mia musica senza dover rendere conto a nessuno. Sugli striscioni intorno ai palchi spesso c’era scritto “FUCK the SIAE” e di compilare il “bordero’”, che non so come si scriva perche’ quando l’ho chiesto a Loro mi e’ stato risposto che si chiama Programma Musicale, nei centri sociali non mi e’ mai stato imposto. Nei locali invece lo esigono, pero’ sempre riferendosi a Loro con epiteti irriferibili. Eh si, non si puo’ dire che la SIAE goda di gran popolarita’. Ma questo non sempra che a Loro importi.
Per rendersi conto della ipocrisia di questi personaggi non piu’ in cerca d’autore non c’e’ bisogno di andare lontano: basta leggere il libretto “Che cosa e’ la SIAE”, gentilmente stampato e distribuito gratuitamente (bonta’ Loro) nelle relative sedi. Scoprirete che un artista e’ teoricamente libero di scorrazzare in giro per il mondo a caccia di diritti d’autore di persona ma che, poiche’ questa cosa e’ impraticabile, Loro (con la benedizione dello Stato) svolgono un servizio di indubbia utilita’. E questa e’ solo la prima di decine di nefandezze, stampate nero su bianco. Il libretto e’ illustrato da immagini di rara bruttezza, ognuna con la sua nota di copyright. Un’opera da non perdere, Fiero Emetico come la definirebbe Woody Allen. L’autore, probabilmente il cognato del fratello di qualche Coniglio di Amministrazione, se come penso e’ riuscito a giocarsi bene le sue carte adesso e’ in vacanza perpetua. E io, quando suono, pago. E paga anche chi mi fa suonare.
Ringrazio anche il cielo che, a quanto mi dicono, Loro si siano limitati durante quella trasmissione a parlare di Musica e non si siano spinti nel campo, a Loro assolutamente incomprensibile e alieno, del Software. Immagino che al pubblico non sarebbero state risparmiate frasi analoghe alla ormai tristemente famosa “Ma se non appongo il bollino SIAE ad un CD-ROM di Linux come faccio a sapere che non è stato piratato?”. Questa geniale obiezione e’ stata portata non da una casalinga di Rovigo, ma nientemeno che da Angelo Altea, il parlamentare diessino peraltro relatore della legge 248/2000 durante il convegno tenutosi alla Sapienza di Roma lo scorso 20 aprile, presenti rappresentanze SIAE e ALCEI (fonte Antonella Beccaria, Pluto Journal). Fortunatamente (per Loro) non ero presente, altrimenti una delle piu’ famose Universita’ del mondo sarebbe stata sbriciolata dalla potenza sonora delle mie grasse, poderose risate. Eppure basterebbe mezz’ora per leggersi la GPL, capire cosa vuol dire Software Libero e scongiurare simili catastrofiche figuracce. Vergogna. In compenso il Bollino viene usato per trasformare DVD manga giapponesi palesemente taroccati (copertina fotocopiata) in oggetti perfettamente legali. Anzi, gia’ che ci sono, Loro ci scrivono sopra anche “IMPORTED”, cosi’ l’autore non vede sicuramente il becco di un quattrino. Fate un giro in qualche negozio di giapponeseria e date un’occhiata agli scaffali…
E finalmente: aiuto. Non sono un avvocato. Che cosa bisogna fare per rompere questo regime di monopolio? Ci chiamano alle urne per modificare la Costituzione, quindi deduco che si potra’ pur fare qualcosa per limitare il potere di questi figuri che, palesemente, si fanno i loro comodi. Quello che chiedo non e’ lo smembramento della SIAE, ovviamente improponibile; semplicemente, auspico la possibilita’ giuridica che nascano altre societa’ con lo stesso tipo di finalita’, come in ogni regime capitalistico che si rispetti (bicicletta? pedala!). Chiedo alle forze politiche e ai deputati che nella loro campagna elettorale si sono fatti forti di tematiche quali Liberta’ Digitale e Cultura (quindi anche Musica) di tenere fede alla parola data e di adoperarsi per smuovere questa situazione ridicola e penosa al tempo stesso. Se c’e’ da fare un referendum, facciamolo. Se c’e’ da raccogliere mille, cinquemila, diecimila firme, non c’e’ problema: di improperi all’indirizzo della SIAE io da solo ne ho sentiti ben di piu’. Organizziamoci. Scrivetemi. Aaron@icona.net.
Una precisazione: non credo che la nascita di altre associazioni risolverebbe il problema. Per Loro sarebbe piu’ che altro uno smacco psicologico sapere che non sono piu’ gli unici e che quindi non possono piu’ fare quello che vogliono. E, se non altro, in USA (ovvero in regime di concorrenza) proteggere un brano presso una delle tante societa’ equivalenti alla SIAE costa pochi dollari e non c’e’ bisogno di dimostrare di essere un artista (?), cosa che invece la SIAE chiede con i suoi ridicoli esami e soprattutto con le sue laute tasse di iscrizione. E, non ne sono sicuro, ma mi piace pensare che nessuno in USA abbia la faccia tosta di farti pagare una tassa quando fai un concerto di beneficenza di musica classica o trasmetti musica in un ospedale che ospita bambini malati terminali.
Se poi volete sapere quale sia davvero il mio pensiero, ecco qui: io non posso e non voglio pensare che scrivere “Il Ballo del Qua Qua” o “Felicita’” possa equivalere ad una vincita multimiliardaria al Superenalotto. Per carita’, onore al merito, se qualcuno scrive un pezzo tradotto in cento lingue e suonato su mille pianeti buon per lui, ha indovinato ed e’ giusto che ci guadagni. Ma non cosi’ tanto. Soprattutto se quei miliardi, come poi scopriamo, seguono strade a completa discrezione di un piccolo gruppo di lobbisti.
Se questo e’ il Diritto d’Autore, allora NO COPYRIGHT.
Aaron Brancotti.
Aaron@icona.net