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ROMA?
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MILANO?!
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VIANEN (NL) ?!?
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NEW YORK ?!?!?
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BARRACUDA?!?!?!?
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Ma oltre ad essere una questione di luoghi, è anche e soprattutto
una questione di persone!

Analizzando
la questione della 'fusione', ci sono diverse cose che, agli occhi di
un profano come possiamo essere noi, risultano essere molto strane. Se
da una parte abbiamo il sito della Sony-BMG che sottolinea che la proprietà
sia stata divisa al 50% tra le due major, e che quindi si tratti di una
fusione alla pari, dall'altra la realtà dei fatti che
sembra
emergere dalle nostre piccole ricerche nella rete presenta una visione
dei fatti molto diversa. Lungi dal voler entrare nel merito delle decisioni
che i dirigenti hanno preso nel corso della fusione, come ad esempio chi
sarebbe stato chiamato a guidare un colosso del genere o chi fosse meritevole
d'esser licenziato, non ho certo le conoscenze e la competenza per fare
un analisi del genere (io
non sono diventato ricco staccando assegni
-non me ne vogliate, ma questa frase storica non poteva mancare), ma d'altra
parte certi piccoli particolari saltano all'occhio una volta messi insieme
diversi pezzi del mosaico.
[I DIRIGENTI]
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Tanto per iniziare, per amor d'equilibrio tra le due aziende, sia il
presidente Italiano (Franco Cabrini) che
quello Megagalattico, Andrew Lack l'Americano
per intenderci) provengono dalla scuderia Sony, mentre le loro controparti
europee e americane sono state discretamente messe nell'ombra. La prima,
senza neanche troppi fronzoli, è andata diretta a casa senza
passare dal via, e la seconda (cito), "Rolf Schmidt-Holtz (...)
avrà un incarico di prestigio ma senza poteri esecutivi. Fortuna
che la BMG s'era tolta l'ultimo
sassolino
nella scarpa, in persona del suo precedente CEO (economese per presidente
megagalattico), quando questi ha rassegnato le proprie dimissioni
a causa della sua negativa visione della fusione con la Sony.
[I LAVORATORI]
Che dire poi dei poveri lavoratori della Sony che, conservando tutti
il loro posto di lavoro, devono portare sulle loro spalle il peso di
tutta la nuova azienda ora che quelli della BMG sono stati mandati a
casa? Se consideriamo soltanto il caso italiano, diversi articoli hanno
fatto notare come la sede romana della BMG
sia stata smantellata (anche se sarebbe più corretto dire desertificata,
considerato che una perdita del 70% dei lavoratori non è cosa
da poco), licenziando 43 dipendenti su 62. La
sede milanese, a sua volta, ha perso 25 persone dell'organico. Il
quadro sembra emergere da solo, ma se fosse necessario andare un po
più a fondo potremmo continuare sottolineando come l'impostazione
gestionale del nuovo colosso sia assolutamente identica a quella utilizzata
dalla Sony, che ha notoriamente una struttura centralizzata, mentre
della vecchia impostazione della BMG, che lasciava spazio ai singoli
paesi non ve n'è traccia. Gli esempi della sede romana
e milanese della BMG lasciano poco spazio all'immaginazione per rendersi
conto quale delle due filosofie
abbia prevalso.
[IL PASSATO ED IL FUTURO]
Ovviamente della BMG-Ricordi è sopravvisuto solo il marchio tedesco,
gettando così nell'oblio una volta per tutte la label italiana
e dando così ragione ai tanti che, nel lontano 1994 al momento
della fusione tra le due, avevavo previsto questo sviluppo come inevitabile.
Un altro pezzo della nostra storia e della cultura, quindi, va bellamente
a finire nel dimenticatoio.... o nella baia di Hudson, quella di fronte
a New York, come preferite. Non è soltanto una mera questione
di retorica, ma non credo che sia la stessa cosa comprare oggi un disco
di Battisti e confrontarlo con un vecchio lp marchio Ricordi e sapere
che ora i guadagni vanno oltreoceano ad alimentare una politica economica
monopolista tesa esclusivamente alla costruzione a tavolino di hit musicali
che servono solo ad accrescere i profitti e non più alla scoperta
di nuovi talenti, punto di forza della nostra vecchia cara Ricordi.
Come si legge in un pdf pubblicato sul sito della Ricordi e che per
certi versi sembra proprio scritto per questa vicenda, sempre in tema
di profezie, gia si scorgono i timori nei confronti di un atteggiamento
per certi versi predatorio, che la scelta del nome Barracuda alla finanziaria
olandese ben suggerisce e che ci pone, a distanza di una decade, di
fronte allo stesso dilemma ed alle stesse problematiche, senza che nulla
sia stato fatto se non in nome del Dio Denaro.
Ad oggi sono rimasti quattro colossi della musica, la Universal, la
Sony-BMG, la Warner e la EMI.